DOVE STA ANDANDO IL “MOVIMENTO PER LA PACE”?

Dopo le manifestazioni “pacifiste” del 5 Novembre e ad ormai più di 9 mesi dall’inizio del conflitto inter-imperialista in Ucraina, possiamo ora fare un effettivo bilancio dei limiti di fondo che caratterizzano questo tipo di iniziative e che ostacolano la formazione di un reale movimento anti-imperialista e di classe.

Il 5 Novembre ci sono state iniziative diverse e per certi versi completamente opposte in 3 città: Milano, Roma e Napoli.

Per quanto riguarda Milano, è stata un’iniziativa di un qualche migliaio di persone promossa da Renzi e Calenda in contrapposizione al PD e ai 5 Stelle e si è caratterizzata come apertamente sciovinista e guerrafondaia, sostenendo pienamente l’invio di armi americane, le sanzioni alla Russia e quindi di fatto sostenendo gli sforzi dell’imperialismo americano di aggredire e provocare la Russia. Non necessita dunque di una particolare indagine.

Molto più partecipata ma anche vaga e ambigua la manifestazione di Roma. Essa è stata promossa dalla rete Europe For Peace, che riunisce il mondo dell’associazionismo, del terzo settore e organizzazioni legate al Vaticano. La manifestazione ha visto anche la partecipazione di esponenti dei sindacati confederali, del Partito Democratico e del Movimento 5 stelle.


Questa manifestazione è stata quindi sostanzialmente espressione della società civile reazionaria legata agli ambienti dell’imperialismo e della Chiesa Cattolica. Nonostante l’apparente richiamo al pacifismo e quindi a una supposta neutralità, non si è mai denunciato il ruolo dell’imperialismo americano e dello stato fascista ucraino nel conflitto e le provocazioni negli anni precedenti dei nazionalisti e neonazisti ucraini nei confronti delle popolazioni russofone. La responsabilità viene interamente addossata all’imperialismo russo e l’Ucraina passa come uno stato “aggredito”.

La questione su chi sia effettivamente il “responsabile” in questa guerra non dipende dall’accumulazione di osservazioni “empiriche”, come il fatto che la Russia abbia “aggredito” l’Ucraina oppure che gli americani abbiano iniziato precedentemente le provocazioni a partire da Maidan. Queste affermazioni, che siano vere o meno, non consentono di comprendere né le reali cause del conflitto né la natura della guerra in corso.

Come affermavamo già qualche mese fa, “la guerra in atto non è infatti una “guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”, come sostiene invece la propaganda dell’Imperialismo USA ed Europeo, ma una delle attuali diverse espressioni, sul piano militare, della lotta per una nuova spartizione del mondo, per la conquista di nuove sfere d’influenza, per la penetrazione in nuovi mercati e per il controllo di nuove fonti di materie prime.”[1]

Negare questo fatto significa mascherare la reale natura dell’imperialismo, significa vedere come “progressivo” questo o quell’altro blocco o paese imperialista. Basti vedere le parole d’ordine della piattaforma “Europe for Peace” che ha promosso la manifestazione. L’Unione Europea e l’ONU, organizzazioni pienamente espressione dell’imperialismo, dovrebbero farsi promotori di un accordo di mediazione.

Si chiede inoltre la cessazione dell’invio di armi in Ucraina da parte dell’Italia. La cosa risulta già abbastanza comica, considerando che le principali organizzazioni politiche presenti, ovvero il Movimento 5 Stelle e il PD, hanno votato a favore dell’invio di armi durante il governo Draghi. Ma il punto principale è che questo disarmo dovrebbe avvenire non sulla base di una lotta, ma sulla base della “non-violenza”.

Vediamo come storicamente la pratica della non-violenza, tanto mitizzata dai media borghesi, sia nata in India per impulso di Gandhi come espressione della politica della classe feudale e della nascente borghesia compradora indiana strettamente legata all’imperialismo inglese. Questa pratica ha portato il movimento di liberazione indiano a non mettere in discussione l’ordine dominante e ha consentito una transizione pacifica dal colonialismo diretto al neo-colonialismo, il tutto nell’interesse della classe dominante compradora indiana.

Il “pacifismo”, la “non-violenza” e tutte queste parole d’ordine che fanno da sfondo alla manifestazione del 5 Novembre non sono altro che espressione dell’imperialismo e del suo tentativo di operare una rivoluzione passiva nella società, impedendo che la presa di coscienza della pericolosità del conflitto inter-imperialista venga utilizzata per contestare effettivamente l’imperialismo.

Per quanto riguarda invece la manifestazione di Napoli, essa è stata indetta dal “Movimento di lotta – Disoccupati 7 Novembre”, un’organizzazione legata ai bordighisti e al SI Cobas, e nasce dalla convergenza fra diversi gruppi legati ad aree di movimento, in particolare il Collettivo GKN, i movimenti ambientalisti legati al Fridays For Future e il fronte sindacalista bordighista del SI Cobas, a cui partecipano il FGC e altre organizzazioni, nonché consistenti aree del sindacalismo alternativo.

In particolare si evidenzia l’esaurimento di prospettiva sia del Collettivo GKN[2] che del fronte sindacalista bordighista[3], come da noi già precedentemente rilevato. Cosa piuttosto comune da parte delle organizzazioni che fanno riferimento al sindacalismo rivoluzionario, al movimentismo e all’economicismo, la questione della prospettiva non viene risolta tramite un ragionamento politico, ma secondo un semplice ragionamento meccanicistico e sociologistico.

La manifestazione si è posta infatti in un certo senso in polemica con quella di Roma, caratterizzata in maniera evidente dall’interclassismo e dalla sostanziale moderatezza dei toni. Sarebbe stato corretto quindi da una parte contestare le basi politiche della piazza di Roma, dall’altra offrire, sul terreno di un’analisi di classe dell’imperialismo italiano e dei paesi imperialisti implicati nella guerra in Ucraina, una corretta prospettiva di lotta, come Nuova Egemonia ha provato a fare[4] pur consapevole dei suoi limiti.

Invece questi diversi gruppi hanno ritenuto che, per risolvere la questione di dare una vera prospettiva di classe, fosse sufficiente aggiungere al programma contro la guerra una serie di problematiche economiche, come quelle del carovita e delle bollette, senza porsi realmente il problema di come raggiungere effettivamente questi risultati. Questa concezione implica l’idea secondo cui per dirigere una vera lotta anti-imperialista e di classe sia sufficiente aggiungere quantitativamente alcune rivendicazioni economiche al programma di contestazione della guerra.

In realtà la prospettiva di classe di una manifestazione è data solo dal fatto che essa è effettivamente guidata dal proletariato cosciente in quanto partito. E oggi il proletariato cosciente può trovare espressione solo in un partito marxista-leninista-maoista. Non essendoci queste condizioni, parlare di lotta o di scontro di classe è solo una grossolana falsificazione. Non è la sommatoria di una serie di rivendicazioni economiche a rendere una manifestazione espressione di un effettivo scontro di classe ma, come giustamente rilevato da Lenin, solo il fatto che essa implica un conflitto tra lo Stato e il proletariato cosciente.

Allo stesso modo non è la sommatoria quantitativa dei vari movimenti e delle varie lotte particolari che produce un effettivo salto di qualità. Utilizzare slogan come “Insorgiamo” non trasforma ciò che è in realtà un movimento riformista, economicista e movimentista in un movimento cosciente di classe.

Per fare ciò è necessario porre il problema della lotta tra le due linee, la linea proletaria e la linea riformista-revisionista. Questa lotta può essere condotta solo da un partito comunista guidato da una frazione rossa che abbia effettivamente risolto tutti i nodi politici relativi alla situazione e abbia applicato il marxismo-leninismo-maoismo alla situazione italiana. Una volta costituitasi, essa può porsi anche la problematica di disgregare l’egemonia del pacifismo borghese, del riformismo e del rossobrunismo e impostare correttamente la lotta democratico-popolare contro la guerra e per l’uscita immediata dell’Italia dal conflitto inter-imperialista.

NUOVA EGEMONIA


[1]https://nuovaegemonia.com/2022/03/04/roma-5-aprile-in-nome-della-pace-e-del-disarmo-una-manifestazione-guerrafondaia-al-servizio-dellimperialismo-italiano-ed-europeo/

[2]https://nuovaegemonia.com/2022/11/06/il-vicolo-cieco-imboccato-dal-collettivo-dei-lavoratori-ex-gkn/

[3]https://nuovaegemonia.com/2022/10/18/un-passo-avanti-e-molti-indietro/

[4]https://nuovaegemonia.com/2022/05/03/proposta-per-un-comitato-per-la-democrazia-popolare/

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