Cristina D’Avena viene presentata come cantante, conduttrice di programmi televisivi ed interprete di sigle di cartoni animati. Esordisce con lo Zecchino d’oro organizzato dall’istituto cattolico dell’Antoniano. Successivamente entra nel Piccolo Coro di tale istituto gestito da Mariele Ventre. Quest’ultima, insignita dal presidente della repubblica del titolo di “Ufficiale dell’ordine al merito della repubblica Italiana”, sarà oggetto, dopo la morte avvenuta nel 1995 del processo di beatificazione. Presso l’Istituto dell’Antoniano inizierà la sua carriera di cantante.
L’Antoniano è una cosiddetta ONLUSS riconosciuta come ambasciatore dell’Unicef. Si tratta di un’ “associazione” religiosa indissolubilmente e indistricabilmente legata al mondo istituzionale e finanziario dello Stato del Vaticano. Tale istituto gestisce, oltre a una serie di iniziative d’indirizzo strettamente cattolico (tra l’altro cura le Biennali d’Arte Sacra Contemporanea), a varie iniziative nel campo dello spettacolo (tra tutte lo “Zecchino d’oro”), anche un’apposita Accademia operante in vari campi della formazione di aspiranti attori e cantanti, un Centro di produzione che cura diverse trasmissioni televisive e produzioni discografiche (alla produzione televisiva si affianca una produzione di home entertainment orientata ai bambini e ai ragazzi, che comprende I cartoni dello Zecchino d’Oro), documentari didattici e altri prodotti home video. Dal punto di vista discografico, l’Antoniano si colloca tra i principali produttori al mondo di musica per bambini con numerose raccolte di questi pezzi, oltre ad incisioni di musica sacra, canzoni tradizionali, cd didattici e musicoterapia. Gestisce inoltre vari centri operanti in diversi rami del privato-sociale. In un recente resoconto ha dichiarato di ricevere finanziamenti da 131 aziende, enti e fondazioni.
Alessandra Valeri, stretta collaboratrice dell’Antoniano, lancia Cristina D’Avena nel “mondo dello spettacolo”. La Valeri Manera operava come Responsabile della programmazione per ragazzi delle reti Fininvest-Mediaset e in quanto tale come Direttrice di produzione di innumerevoli serie di cartoni animati e programmi di successo come “Bim Bum Bam” o “Ciao Ciao”. Con l’entrata di Cristina D’Avena si avvarrà costantemente della sua collaborazione.
La figura di Cristina D’Avena può venire adeguatamente inquadrata solo se consideriamo l’intero arco della sua formazione e della sua carriera. Solo in tale quadro emerge infatti il nesso tra le sue canzoni con la produzione di cartoni animati per bambini e con le varie trasmissioni e spettacoli televisivi per ragazzi.
Questo nesso non è semplicemente relativo all’appartenenza a un mondo cattolico da sempre oscuramente ramificato e connesso con centri politici, ideologici e militari ultra-reazionari, con le rendite e il capitale finanziario nazionale e internazionale, ma attiene più specificamente alla necessità, che si fa strada con la fine della II guerra mondiale, di contrastare in Italia a tutti i livelli la possibile ripresa e continuazione della rivoluzione democratico-popolare. Una rivoluzione avviata, sotto la direzione del proletariato, durante gli anni della Resistenza e interrottasi a causa del predominio della direzione togliattiana.
Se dunque da un lato diventava necessario espandere il più possibile l’attività volta a prevenire e contrastare l’iniziativa del proletariato e l’influenza, crescente nel mondo, del marxismo-leninismo, dall’altro la cinematografia, la nascente industria dello spettacolo e, soprattutto, la nascita ufficiale nel 1954 della TV, rendevano possibile aprire nuovi fronti e combinare vari livelli e gradazioni dell’attività ideologica e culturale reazionaria.
L’Antoniano non rappresenta quindi che uno degli innumerevoli esempi di come si sia cercato di rispondere a tale necessità sfruttando le nuove opportunità connesse all’applicazione e diffusione di nuovi mezzi di comunicazione e alla possibilità dell’utilizzo della spesa pubblica e dei sovraprofitti imperialisti per espandere la società civile reazionaria. Quindi l’Antoniano scende in campo per affiancare l’attività delle parrocchie specificamente rivolte a bambini e ragazzi, sfruttando appunto i nuovi mezzi di comunicazione e la nascente società dello spettacolo.
D’altra parte sempre l’Antoniano attesta nel modo più evidente come il mondo cattolico si sia incamminato sulla strada di una crescente diversificazione e relativa articolazione della lotta per la sua egemonia reazionaria, con conseguente differenziazione formale, ma integrazione di fatto tra un’iniziativa fortemente laicizzata e una persistente attività più smaccatamente e organicamente ideologico-religiosa.
Gli eventi relativi alla II guerra mondiale, con la sconfitta del nazi-fascismo e la potente avanzata del socialismo e dell’influenza del marxismo-leninismo su scala mondiale, avevano dimostrato all’avversario di classe e in genere alle varie borghesie imperialiste che la contrapposizione ideologica, politica e militare frontale contro il proletariato e il comunismo, non sempre o raramente potesse rappresentare una strada efficace. Occorreva quindi affinare le armi e forgiarne se possibile di nuove. Così in Italia il fascismo è stato recuperato e riproposto in forma liberale, democristiana, “costituzionale”, con tanto di appoggio di fatto e copertura da parte del togliattismo, che presentava il nuovo Stato parlamentare multipartitico come realmente democratico e in grado di diventare protagonista di una pacifica transizione al socialismo. Così in generale molti tra quelli che erano stati i principali teorici del nazismo e del fascismo iniziarono a proporre, sul piano “filosofico”, letterario e culturale, una nuova versione formalmente meno virulenta, ma di fatto ancora più subdola delle ideologie nazi-fasciste, una sorta di post-nazismo che ha avuto ancora una volta in Heidegger, membro delle SA naziste e principale “filosofo” dell’ideologia dell’imperialismo morente, il suo principale rappresentante. Da qui l’avvio della lotta contro la metafisica totalitaria e quindi da un lato, a parole, contro quella nazi-fascista e dall’altro, nei fatti, contro la democrazia popolare e il socialismo. Da qui anche le teorie volte a prendere le distanze dalla destra, ma soprattutto dalla sinistra, magistralmente interpretate dalla Democrazia Cristiana. Concezioni che dopo la liquidazione della DC e del PSI si sono tradotte in quelle post-naziste del “né di destra, né di sinistra”.
È in questo quadro che la campagna per la “riconciliazione” tra “fascismo” e “antifascismo” è via via montata e dilagata nel corso dei decenni, sino a diventare, quando fa comodo, un ulteriore strumento della demagogia politica dei fascisti e, in particolare, di quelli oggi al governo alla ricerca di forze e consensi per candidarsi presso la borghesia imperialista nazionale e internazionale e presso l’ultra-corrotto apparato burocratico-militare statale come i servi più fedeli degli interessi e delle necessità strategiche dei “poteri forti”.
Diventa quindi chiaro come e perché l’Antoniano dovesse scendere in campo con trasmissioni come lo Zecchino D’Oro volto a diffondere un clima di convivenza, di evasione dalla realtà e di vuota e superficiale socialità. Di fatto una politica culturale volta a smussare le contraddizioni sociali a tutto vantaggio della borghesia reazionaria e tale da diffondere l’idea di una necessaria e possibile comunanza nazionale. Cartoni animati, canzoni, spettacoli TV per i bambini e i ragazzi non apertamente cattolici, ma volti a corrompere da subito le loro coscienze tramite messaggi miranti a occultare e negare le contraddizioni di classe, quelle relative alla vita di tutti i giorni e all’onere delle tante responsabilità che esse comportano, tra cui quella appunto della conduzione di una difficile e spesso sofferta e cruenta lotta di classe.
Che cosa ha fatto quindi Cristina D’Avena dall’inizio della sua carriera sino al caso, giustamente da tanti sollevato, della sua partecipazione al decennale di Fratelli d’Italia, se non interpretare di volta in volta in forma adattata alle circostanze proprio questi contenuti, questi messaggi, questo tipo di politica culturale? Cristina D’Avena difende quindi la sua partecipazione al meeting fascista del partito oggi al governo e rivendica quel messaggio di “amore” rivolto a tutti gli italiani nel meeting in questione, con il quale sostiene di essersi elevata al di sopra delle parti, al di sopra della politica.
NUOVA EGEMONIA
