Traduzione non ufficiale di un volantone per il primo maggio di “Servir el Pueblo”
La rivoluzione proletaria mondiale, un’epoca storica in cui il proletariato s’impadronisce del potere politico dalla borghesia per avanzare verso il comunismo, liberando sé stesso e l’intera umanità dalla società di classe, non è morta.
La rivoluzione mondiale è sempre stata viva e, inoltre, per quanto riguarda il presente, la situazione delle forze rivoluzionarie in tutto il mondo sta migliorando continuamente. Questo si oppone direttamente a quella che chiamiamo la “tesi della sconfitta della rivoluzione”. Con questo nome ci riferiamo all’insieme delle posizioni maggioritarie nel movimento politico, posizioni disfattiste e capitolazioniste, posizioni che sostengono che il comunismo è sconfitto, che dobbiamo uscire dalla sconfitta, che la rivoluzione è fallita, che il proletariato è stato sbaragliato e deve tornare ad essere capace di sperare nella rivoluzione, ecc.
Ci sono diverse sfumature di significato tra i sostenitori di queste tesi, ma in linea di massima tutte queste esprimono la stessa concezione piccolo-borghese: la rivoluzione mondiale non esiste o, nel migliore dei casi, è sconfitta e in ritirata. Inoltre, slittano pericolosamente verso lo sciovinismo imperialista credendo di essere l’ombelico del mondo.
Perché le “tesi della sconfitta della rivoluzione” sconfinano nello sciovinismo imperialista? Perché i sostenitori di queste posizioni analizzano ed operano come se si collocassero al “centro del mondo”. In altre parole, “visto che qui la situazione è questa, allora essa è la stessa in tutto il mondo”, ignorando o sminuendo così le guerre popolari in India, Turchia, Filippine e Perù, le lotte armate rivoluzionarie e quelle di massa in corso in tutta l’America Latina, tutto il potente movimento di liberazione nazionale nelle nazioni oppresse, in particolare l’eroico movimento di resistenza nazionale in Palestina, le rivolte e le ribellioni sempre più esplosive in Africa, e tutta una serie di eventi di elevato livello che si stanno verificando nel mondo. E, naturalmente, tutto questo si accompagna al silenzio o alla negazione dell’importanza rispetto al rinato Movimento Comunista Internazionale, che sta risorgendo e si è riunificato sotto la bandiera del maoismo. Perché la “tesi della sconfitta della rivoluzione” è disfattista e capitolazionista?
Perché distoglie il proletariato dalla sua missione del momento attuale: preparare le sue organizzazioni di classe per fare la rivoluzione-ricostituire il Partito Comunista per preparare, avviare e dirigere la guerra popolare. La tesi della sconfitta, invece, afferma che questo non si può fare perché le condizioni non sono favorevoli. Tutto questo invece di concentrarsi sulla costruzione di solide organizzazioni operaie che serviranno come distaccamenti di combattimento per la guerra rivoluzionaria che andrà riorientano le forze per “trasformare le condizioni sfavorevoli in condizioni favorevoli”.
La situazione non è mai stata così favorevole come ora. La sfiducia nello Stato borghese e nella democrazia borghese è ai minimi storici. Le percentuali di astensione si aggirano tra il 30 e il 40% a seconda delle elezioni (50% anche alle elezioni europee). La socialdemocrazia non ha mai goduto di tanta indifferenza e disgusto nei quartieri popolari. Tassi allarmanti di povertà, di disuguaglianza e di esclusione sociale, riconosciuti dallo stesso Stato borghese. La militarizzazione dello Stato, la natura sempre più reazionaria della società borghese, la loro fascistizzazione, rendono più acuta la lotta tra rivoluzione e controrivoluzione. Tutto questo nel contesto della lotta di classe mondiale delle guerre popolari, delle guerre imperialiste di rapina, della crisi del capitalismo burocratico in tutto il mondo e di una crisi e di una decomposizione generale mai viste prima nel mondo. In questa situazione anche in Spagna centinaia di migliaia di persone scendono in piazza per la casa, l’assistenza sanitaria o l’istruzione, ci sono ancora rivolte esplosive – come quella dei lavoratori metalmeccanici di Cadice – e ci sono ancora scioperi operai combattivi nonostante il dominio assoluto dei sindacati burocratici e gialli nel movimento sindacale. Eppure si continua a sostenere che le condizioni non sono favorevoli! Mentre viene sempre versata più acqua in un vaso che continua a traboccare.
E dicono a chiunque voglia cogliere la situazione: “Non bere. Non ancora! Il bicchiere non è pieno! Ci vuole più acqua!”. Questo è ciò che avviene riguardo alla tesi della sconfitta della rivoluzione. È una capitolazione perché ritarda la rivoluzione. Non è che si tratti di temporanei fallimenti nella costruzione di queste organizzazioni rivoluzionarie per la futura guerra rivoluzionaria tra le classi, è che non ci prova nemmeno. Le masse sono più che pronte ad accogliere a braccia aperte le idee rivoluzionarie. Questo non va confuso con l’immediatismo, e con il pensare che da un giorno all’altro arriverà la rivoluzione. No, è un processo che va dal semplice al complesso, ma bisogna iniziare. Perché la “tesi della sconfitta della rivoluzione” è una concezione piccolo-borghese del mondo? Perché non parte dalla concezione del proletariato della rivoluzione proletaria mondiale. La rivoluzione mondiale, come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, è un’epoca, un processo storico di decenni e di centinaia di anni. Perché?
Perché tutte le grandi trasformazioni dell’economia, della società e della cultura dell’umanità sono durate secoli. È una questione di molte generazioni. Una rivoluzione non cambia qualcosa in un dato momento e poi tutto viene acquisito per sempre. No, si tratta di un processo secolare di lotta tra l’instaurazione del nuovo e la restaurazione del vecchio, e poi una lotta e poi una lotta tra restaurazione e contro-restaurazione. La rivoluzione feudale impose il modo di produzione feudale e la nuova classe feudale conquistò il potere con il crollo della vecchia schiavitù delle società antiche. Ma fu un processo che durò secoli. Dalla caduta dell’Impero Romano al consolidamento del feudalesimo ci sono voluti 500 anni. La rivoluzione borghese è durata anch’essa secoli, tra i 200 e i 300 anni, e per tutto il tempo sono stati istituiti regimi liberali che poi venivano rovesciati. E poi ritornavano a contro-restaurare per ripristinarli di nuovo, e così via. Basti pensare alla Spagna del XIX secolo: quasi un intero secolo di guerre civili tra assolutismo feudale e liberalismo borghese! Anche la rivoluzione proletaria dura secoli, e i processi di nascita dei paesi socialisti e del loro successivo crollo e ritorno al capitalismo, fa parte dello sviluppo del capitalismo, fa parte dello sviluppo della contraddizione tra restaurazione e contro-restaurazione. Questa è la concezione del proletariato. La “tesi della sconfitta della rivoluzione”, invece, ritiene che non ci sia una rivoluzione mondiale perché non ci sono più paesi socialisti nel mondo e un centro chiaro della rivoluzione mondiale. In altre parole, analizzano un aspetto particolare del processo storico rivoluzionario come se si trattasse dell’intero processo rivoluzionario, del processo rivoluzionario in sé, in quanto tale. Fotografano un momento particolare e dimenticano l’intero processo storico, la lotta tra restaurazione e contro-restaurazione.
All’inizio abbiamo detto che la situazione delle forze rivoluzionarie sta diventando ogni giorno più forte in tutto il mondo. Analizziamo più da vicino la situazione attuale. Viviamo in un periodo di guerra e un nuovo periodo di rivoluzioni si apre davanti a noi. Si sta aprendo davanti a noi un nuovo periodo di rivoluzioni. Nel nostro paese, questa è la prospettiva futura. Ma nel mondo non si tratta affatto di una prospettiva, bensì di un fatto immediato che sta accadendo proprio ora. Ci sono guerre di aggressione e conflitti imperialisti in molti Paesi dell’Africa e dell’Asia. In America Latina ci sono importanti lotte armate e di massa in quasi tutti i paesi. Particolarmente importante è la lotta dei contadini poveri in Brasile, perché punta al cuore dell’economia imperialista nel paese. Lo sviluppo delle future lotte in Brasile aprirà un nuovo scenario politico in tutta l’America Latina. Ci sono anche forti movimenti di liberazione nazionale, in particolare quelli in Palestina, che dimostrano al mondo che un paese numericamente molto piccolo e quasi privo di tecnologia bellica può tenere testa a un nemico militarmente e tecnologicamente superiore. E come se non bastasse, gli imperialisti del mondo suonano i tamburi di guerra, invocando il riarmo degli eserciti e l’aumento del bilancio militare. Quelli che viviamo sono davvero tempi di guerra! L’instabilità della politica borghese mondiale, la crisi di governo in quasi tutti i paesi, le continue ribellioni di massa (che diventano ogni volta sempre più grandi ed esplosive), le crisi economiche dell’imperialismo, il fiorire delle lotte armate per la liberazione nazionale e il rafforzamento delle guerre popolari, insieme a un movimento comunista internazionale rinvigorito dalla bandiera del maoismo, dimostrano la crisi terminale in cui versa l’imperialismo.
Gli Stati imperialisti si stanno militarizzando per cercare di fermare la rivoluzione, ma è solo questione di tempo prima che cadano. Sono gli ultimi sussulti del pesce che resiste fino alla morte. La rivoluzione mondiale continuerà a svilupparsi in modo disomogeneo, più in alcuni paesi che in altri, ma alla fine i rivoluzionari si fonderanno con i milioni di masse povere di tutto il mondo.
Dobbiamo prestare particolare attenzione alla lotta antimperialista. Soprattutto noi, i rivoluzionari dello Stato spagnolo, perché viviamo in una potenza imperialista. Non possiamo ignorare questo fatto, perché così potremmo condurre una strategia e una tattica sbagliate. Ci sono due correnti che fanno parte della rivoluzione mondiale: il movimento internazionale del proletariato e le lotte di liberazione nazionale dei popoli oppressi dall’imperialismo. La lotta antimperialista unisce questi due attori che partecipano alla rivoluzione mondiale, e solo la lotta antimperialista sotto la guida del proletariato potrà sconfiggere le classi reazionarie in tutto il mondo! Per questo motivo è fondamentale rafforzare la lotta antimperialista! Dobbiamo menzionare le guerre popolari in India, Turchia, Filippine e Perù, che sono la prima linea di trincea della rivoluzione mondiale. Si tratta di guerre rivoluzionarie di massa guidate da Partiti Comunisti marxisti-leninisti-maoisti. Combattono contro i vecchi Stati latifondisti-borghesi e contro le classi reazionarie, costruendo al contempo un nuovo potere al servizio delle masse più povere e delle masse colpite dal sistema imperialista.
In Perù, il Partito Comunista del Perù (PCP) sta continuando la guerra popolare in condizioni difficili dopo una battuta d’arresto nel 1992 (incarcerazione del Presidente Gonzalo, guida del partito e della rivoluzione) e nel 1999 (disarticolazione del Comitato Centrale). Da allora, il PCP ha lottato per la sua riorganizzazione generale e ha ottenuto diversi successi. Secondo le ultime notizie pubbliche, nella regione di Pataz sono state condotte azioni militari contro la miniera Poderosa (una compagnia mineraria che appartiene agli imperialisti). Circa 16 torri di energia sono state demolite con l’esplosivo, un alto funzionario della compagnia è stato giustiziato e altri due sono stati feriti. La stampa borghese monopolistica, per negare la guerra popolare e l’attività dei rivoluzionari peruviani, ha parlato di azioni di “minatori artigiani” per evitare di parlare di masse armate.
In Turchia, la guerra popolare è guidata dal Partito Comunista di Turchia – Marxista-Leninista (TKP/ML). Il governo fascista turco continua ad attaccare le posizioni rivoluzionarie a Dersim con bombardamenti massicci e selettivi per cancellare le vite dei guerriglieri del TIKKO (Esercito Rosso degli Operai e dei Contadini della Turchia). I guerriglieri, invece, continuano a resistere. Nelle città ci sono potenti mobilitazioni e lo Stato turco cerca di fermarle con la repressione. Qualche settimana fa, alcuni lettori di Partizan – una testata rivoluzionaria turca che sostiene la guerra popolare – sono stati arrestati e torturati dalla polizia.
Nelle Filippine, la guerra popolare è guidata dal Partito Comunista delle Filippine (PCF). Recentemente, l’esercito rivoluzionario ha compiuto 50 anni e ha dichiarato che continuerà a combattere nella guerra popolare per conquistare un mondo nuovo. Negli ultimi scontri armati, le imboscate delle forze armate rivoluzionarie del NPA (Nuovo Esercito Popolare) hanno causato decine di perdite all’esercito reazionario filippino.
In India, un paese di centinaia e centinaia di milioni di poveri, la guerra popolare è guidata dal Partito Comunista dell’India (maoista). Al momento stanno affrontando l’Operazione Kaagar, un’operazione militare genocida dello Stato latifondista-borghese indiano che pretende di eliminare le basi di sostegno rivoluzionarie. L’esercito rivoluzionario sta affrontando il tentativo di genocidio e difende le sue posizioni. La rivoluzione mondiale è ancora viva e si rafforza ogni giorno di più.
[La portata dello sviluppo delle forze rivoluzionarie nel mondo non può essere spiegata in queste poche righe. Abbiamo tralasciato molte cose, che non rientrano in questo breve articolo, perché è solo un approccio sintetico alla questione. Se il lettore desidera approfondire l’argomento, può leggere altri articoli su questo tema sul nostro sito web].
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