La “proposta di Trump” è la continuazione dell’occupazione coloniale, dell’apartheid e del genocidio, ma senza la resistenza

Di seguito la traduzione non ufficiale di un importante articolo di A NOVA DEMOCRACIA che, per quanto risalente ad una decina di giorni fa, delinea comunque utilmente la sostanza degli accordi di pace per la striscia di Gaza proposti da Trump sotto il profilo delle sue effettive finalità strategiche. L’articolo è reperibile al seguente link: https://anovademocracia.com.br/proposta-de-trump-e-a-continuacao-da-ocupacao-colonial-do-apartheid-e-do-genocidio-mas-sem-a-resistencia/

La “proposta di Trump” è la continuazione dell’occupazione coloniale, dell’apartheid e del genocidio, ma senza la resistenza

Il nuovo piano annunciato ieri (29/9) da Donald Trump come “soluzione” per la Striscia di Gaza è l’ennesima farsa mascherata da “accordo di pace”, come tante altre ordite dall’imperialismo nella storia recente.

Il presidente yankee arci-reazionario, affiancato dal führer nazi-sionista Benjamin Netanyahu, ha presentato un fraudolento «documento in venti punti» che richiede sostanzialmente la capitolazione totale di Hamas, la rinuncia alla Resistenza e la consegna del territorio palestinese a un «consiglio internazionale» presieduto dallo stesso Trump e dal decadente ex primo ministro britannico Tony Blair.

La proposta stabilisce che, entro 72 ore dall’accettazione dell’accordo – il rifiuto non è un’opzione –, tutti i prigionieri di “Israele”, vivi o morti, siano restituiti. In cambio, l’entità sionista libererebbe circa duemila palestinesi e alcune salme. Ben oltre un cessate il fuoco, il piano impone la “smilitarizzazione di Gaza” e il ritiro della Resistenza – in particolare di Hamas – da qualsiasi ruolo politico. Parallelamente, si suggerisce un’‘amnistia’ per i combattenti che “accettano di arrendersi”, oltre a un “esilio sicuro” per i leader di Hamas che scelgono di abbandonare la Palestina.

L’ironia salta agli occhi. Basta ricordare casi analoghi, come quello della Colombia: da quando le FARC hanno deposto le armi nel 2016, più di 300 ex combattenti sono stati assassinati dall’imperialismo, proprio dopo un “accordo di pace”. Ora vendono la stessa menzogna a Gaza, come se qualcuno potesse credere che i carnefici di ieri siano diventati oggi “garanti della vita”. Ancora peggiore è la proposta di “esilio sicuro” per i leader di Hamas, quando l’ultima delegazione inviata a Doha per negoziare un cessate il fuoco è stata codardamente bombardata dalla bestia sionista “Israele”, in un palese attacco alla sovranità di un altro Paese e con tutto il sostegno logistico e di intelligence yankee. Come si può pretendere che si fidino di una “soluzione magica” offerta da coloro che restano impuniti per una tale barbarie? È come se il popolo palestinese non avesse memoria.

Al posto del governo eletto di Hamas a Gaza, sarebbe istituito un “comitato temporaneo”, chiamato in modo delirante “Consiglio di pace”, composto da “tecnocrati”, ovvero palestinesi, capitolazionisti e collaborazionisti filosionisti, e figure internazionali scelte con cura da Washington e Londra. Tony Blair, simbolo del colonialismo britannico, complice dell’invasione criminale dell’Iraq nel 2003, figura come protagonista di questo stratagemma. La guida spetterebbe allo stesso Trump, rivelando il grado di cinismo della “proposta” imperialista.

La promessa che Gaza non sarebbe occupata o annessa suona come una beffa, proveniente dall’entità che da quasi otto decenni sostiene il suo progetto di colonizzazione nazi-sionista. Contrariamente a qualsiasi soluzione giusta – come minimo l’uscita definitiva di “Israele” da Gaza e il ritorno ai confini del 1967, come propone Hamas – il piano, in realtà, serve ad eliminare la Resistenza Palestinese dall’equazione, garantendo che solo gli “esperti” allineati all’imperialismo determinino il futuro dell’enclave.

Il fatto nascosto è che questo “piano” è la prova della demoralizzazione senza precedenti dell’entità sionista. Netanyahu, che si è sempre arrogato il ruolo di baluardo della “sicurezza” in Medio Oriente, ora ha bisogno della mediazione diretta di Washington per uscirne con qualche vantaggio. Il fatto che Trump si proponga di “presiedere Gaza”, anche se temporaneamente, dimostra quanto “Israele” abbia perso legittimità anche nei propri termini.

La farsa significa anche il tentativo dell’imperialismo di nascondere che i presunti “pacificatori” sono, in realtà, i promotori dell’olocausto del popolo palestinese. Trump – così come i suoi rivali “democratici” – e gli Stati Uniti hanno sempre avuto un interesse strategico a mantenere ed espandere l’enclave sionista, parte fondamentale del dominio politico, militare ed economico yankee nella regione.

Non è un segreto che Washington abbia riversato e continui a riversare miliardi di dollari in armi, sistemi antimissili, aerei da combattimento e sussidi economici a Tel Aviv. Né che abbia posto il veto a decine di risoluzioni dell’ONU che chiedevano la fine dell’occupazione e il rispetto dei diritti del popolo palestinese. In breve, l’imperialismo yankee è il principale garante della politica di apartheid e genocidio.

Il piano rafforza anche la logica del colonialismo, con la creazione di una “zona economica speciale” a Gaza, venduta come “ricostruzione e prosperità”, ma che in pratica servirebbe solo ad aprire il territorio e il popolo allo sfruttamento brutale dei monopoli imperialisti. Senza alcun diritto, ai palestinesi resterebbero solo le briciole di una “pace” imposta con il ricatto militare.

È necessario ricordare che l’attuale tragedia palestinese non è iniziata il 7 ottobre 2023, ma già con il mandato coloniale britannico che ha aperto la strada alla creazione di “Israele” nel 1948, non senza espulsioni di massa e massacri della popolazione indigena. La collusione per consegnare la Palestina al sionismo è stata opera diretta dell’imperialismo britannico e, successivamente, yankee, che hanno utilizzato la nuova entità come punta di diamante per mantenere i propri interessi in Medio Oriente.

Non sorprende che alcuni settori dell’Autorità Palestinese abbiano accolto con favore la proposta. L’entità, completamente demoralizzata e segnata dalla storica collaborazione con il sionismo, vede nel “Consiglio” di Trump l’illusione di riprendere il controllo su Gaza. Ma anche questo meschino obiettivo è stato frustrato: Trump e Netanyahu preferiscono imporre un accordo direttamente controllato dagli Stati Uniti e dagli “alleati” – di cui Mahmoud Abbas e il suo gruppetto di seguaci, ovviamente, non fanno parte.

In fin dei conti, è la stessa esistenza della nazione palestinese che è in gioco. Se Hamas, Jihad Islamico e le altre forze della Resistenza depongono le armi, Gaza sarà formalmente convertita in un protettorato coloniale e la resistenza armata, unica garanzia di sopravvivenza, sarà momentaneamente annientata.

L’unica garanzia del “piano” – o trappola – di Trump è la continuazione dell’apartheid, dell’occupazione e del genocidio. Solo che questa volta senza resistenza. Ma mentre l’imperialismo vende le sue illusioni, il popolo palestinese continua ad affrontare con eroismo la macchina da guerra nazi-sionista. La sopravvivenza della causa palestinese dipende proprio dal rifiuto di accettare una tale capitolazione.

Da bravo pescatore in acque torbide, Trump chiama “Consiglio di pace” quello che, in pratica, è il consiglio della capitolazione. Quello che Netanyahu chiama “la fine di Hamas” è il desiderio di perpetuare la criminale occupazione, senza che ci sia resistenza. Dietro i discorsi diplomatici c’è il tentativo di eliminare l’unico ostacolo al progetto coloniale: il proseguimento dell’invincibile Resistenza.

A NOVA DEMOCRACIA

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