I NODI CHE VENGONO AL PETTINE: A PROPOSITO DELL’INTERVENTO DEL SI COBAS
NELL’ASSEMBLEA ANTICAPITALISTICA DI PROLETARI COMUNISTI-Pcm DEL 17 SETTEMBRE
Il 17 settembre scorso il gruppo di Proletari Comunisti-Pcm con i propri iscritti del MFPR e dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe hanno tenuto a Roma un’“Assemblea proletaria anticapitalista”. Gli interventi delle varie realtà presenti a tale incontro, sinora pubblicati sul blog https://proletaricomunisti.blogspot.com/ insieme ai comunicati di indizione dei promotori, sono a distanza di quasi un mese ormai sufficienti per dare, dal nostro punto di vista, una valutazione di quest’iniziativa che si richiama alla necessità di porre al centro il compito della costruzione del partito assumendo come base il marxismo-leninismo-maoismo, i contributi di Antonio Gramsci e del Presidente Gonzalo .
L’ultimo intervento all’assemblea del 17 settembre, pubblicato allo stato attuale dal blog di Proletari Comunisti, è quello del SI Cobas. Si tratta di un intervento che mette parzialmente a nudo la realtà del sindacalismo alternativo, del movimentismo e dei sostenitori (come lo stesso gruppo di Proletari Comunisti sostenitore di questa vecchia teoria operaista e autonoma) della fusione tra lotte economiche e lotte politiche.
Ci soffermeremo quindi più avanti sull’analisi dell’interessante intervento, parzialmente autocritico ma privo di indicazioni di prospettiva, del SI Cobas.
È ormai noto che il SI Cobas ha sciolto recentemente il “patto d’azione per un fronte unico di classe”. Patto a cui partecipava anche Proletari Comunisti. Lo scioglimento di tale patto spiega anche perché dell’iniziativa dell’Assemblea anticapitalistica. Proletari Comunisti aspira oggi a presentarsi come il legittimo erede di tale esperienza.
Dicono infatti gli organizzatori dell’Assemblea del 17 settembre: “[il patto d’azione] è stata la manifestazione della realtà necessaria di unire e collegare le lotte, costruire un patto d’azione politico e sociale, avanzare sul fronte unico di classe” … “Noi abbiamo fatto parte del ‘Patto d’azione per un fronte unico di classe’ che è durato per più di due anni…un patto d’azione che aveva dato la parola innanzitutto ai proletari in lotta, e anche chi faceva parte di organizzazioni sindacali ben definite o di organizzazioni sociali e politiche è stato chiamato [a portare] il contributo necessario alle lotte e a l’elevamento politico e sociale di queste lotte… per unire ciò che si doveva unire, per contribuire a un fronte unico di classe necessario all’opposizione al fronte unico dei padroni. Questo ‘Patto d’azione’ è stato una buona cosa per diversi mesi, e noi vi abbiamo partecipato…Ritrovarci nel ‘Patto d’azione’ ci sembrava comunque una buona cosa. E questa doveva andare avanti…Ma il ‘Patto d’azione’ a un certo punto è stato sostanzialmente sciolto, dismesso dall’organizzazione principale che l’aveva promosso, il Si.cobas… Chiaramente questa cosa non andava bene, non poteva andare bene” (dal blog Proletari Comunisti del 21/09).
A detta dei promotori dell’Assemblea di Roma del 17 settembre, hanno partecipato una settantina di compagni di diverse realtà nazionali (dal blog 21/09). Tale iniziativa mirava a collegare le lotte economiche e rivendicative su un terreno, a detta di Proletari Comunisti, “di classe”. Dai resoconti dell’assemblea e dai vari interventi pubblicati sul blog degli organizzatori risulta evidente come si sia cercato di mettere in campo oltre ai rappresentanti delle più diverse soggettività collettive di opposizione, anche svariati temi sindacali e politici, questioni di attualità e di prospettiva, nodi teorici di fondo, ecc. Gli stessi organizzatori affermano: “Grande peso hanno avuto nell’assemblea non solo gli interventi delle realtà di fabbrica e del territorio, ma anche la discussione sulla guerra, sulla repressione e più in generale la lotta contro lo Stato del capitale, in una prospettiva rivoluzionaria…gli interventi della lotta dei migranti dei campi le voci dirette di un gruppo di operai indiani …Quindi interventi sul fronte della sanità…poi interventi sulla pesante ristrutturazione in corso nelle Poste, sulla lunga esemplare battaglia dei lavoratori e delle lavoratrici precarie delle cooperative sociali di Palermo, ecc…soprattutto la doppia lettura femminista e proletaria su tutti i terreni, dal lavoro all’aborto, contro ogni generica questione di genere e contro ogni forma di concessione al femminismo istituzionale e piccolo borghese…Chiaramente è entrata di peso nell’assemblea la questione dei morti sul lavoro, della salute e sicurezza a partire dal saluto emozionato e impegnato contro l’ennesima morte/assassinio di uno studente in formazione-lavoro. Sono seguiti interventi sulla grande battaglia in corso contro le stragi impunite, come quella di Viareggio…di Vito Totire (scritto), della Rete per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territorio e del ricercatore Chiodo su pandemia e sanità…Un peso importante emotivo hanno avuto gli interventi contro la repressione…con i riferimenti storici aggiornati alle grandi esperienze del ‘68, autunno caldo, anni ‘70. Forte è stata la denuncia e in certi casi l’analisi della guerra interimperialista in corso e della sua dinamica, dell’economia di guerra che ne consegue scaricata sui proletari e masse popolari, e sulle iniziative necessarie di parte proletaria: lotta per più salario meno orario, salario garantito ai disoccupati, non pagare le bollette, opposizione alle Basi militari,- con intervento inviato e condiviso del Movimento NO MUOS – lotta contro il proprio governo imperialista, unità internazionalista con tutti i proletari e i popoli in lotta nel mondo. Tutta l’assemblea ha sostenuto l’indispensabile unità tra lotta economica e lotta politica e il rifiuto di ogni fiducia al sindacalismo confederale, ai partiti parlamentari e alla via elettorale” (dal blog di Proletari Comunisti, 21/09).
Un’Assemblea Anticapitalistica che pretende di affrontare tutto ha come logica e inevitabile conseguenza il fatto che non si affronti seriamente niente. L’immagine che ne emerge è quella di un’iniziativa frammentata, dove diversi livelli e problemi si confondono e susseguono caoticamente nello stile del più classico movimentismo, della logica inconcludente del “fare per il fare”, per autoriprodursi nel tempo in maniera sempre identica, senza modificazioni e soprattutto senza bilanci. In primo luogo senza un bilancio della crisi del movimentismo e del sindacalismo economicista che rimanda ovviamente alla centralità della tesi che noi poniamo al centro da alcuni anni: “senza partito comunista niente sindacato di classe! Non è vero che si costruisce il partito costruendo il sindacato e sviluppando le lotte economiche rivendicative!”.
La dissoluzione del “Patto d’azione del SI Cobas” non è altro che l’ennesima espressione di questa crisi, che l’ennesima espressione del fallimento del paradigma economicista e operaista che pretende, come Proletari Comunisti-Pcm, di costituire il partito sulla base del sindacato e di sviluppare la lotta politica rivoluzionaria sulla base della radicalizzazione della lotta economica.
L’intervento del SI Cobas alla cosiddetta “Assemblea proletaria anticapitalistica” del 27 settembre è non solo espressione della crisi di prospettive del sindacalismo alternativo e del movimentismo corrente (si pensi allo stato pietoso dei partitini e dei gruppi del populismo di sinistra e al movimentismo e alle oscillazioni di organizzazioni come il Fronte Comunista o il Fronte della gioventù comunista), ma anche espressione di un certo grado di consapevolezza di tale crisi. Consapevolezza che ha contribuito sicuramente ad aprire un certo sano spiraglio nell’impostazione schizofrenogena e inconcludente dell’Assemblea anticapitalistica di Roma del 17 settembre.
L’intervento del SI Cobas, se pure va nella giusta direzione, non sembra però essere riuscito ad approdare alle sue necessarie conseguenze di prospettiva.
Diciamo questo, tendendo presente che ovviamente il riferimento al marxismo-leninismo-maoismo ci separa irriducibilmente dalle posizioni bordighiste del SI Cobas, ma lo diciamo con la certezza che lo sviluppo della lotta contro il movimentismo includente non può che portare un contributo, sul piano generale, alla battaglia per lo sviluppo della coscienza e dell’organizzazione politica di classe del proletariato.
Il compagno del SI Cobas parte dell’assunto che“rappresentare le lotte si tentava di avere una prospettiva più ampia, antisistema” e prosegue sostenendo che rispetto a tale tentativo è necessario fare un bilancio: “dobbiamo riconoscere che esiste una difficoltà e noi dobbiamo sforzarci di riconoscerlo fino in fondo”… “[dobbiamo] Sforzarci di capire per quali motivi… siamo in una situazione per cui la nostra classe, i lavoratori, il precariato e tutte le situazioni lotta che tentiamo di rappresentare, sono veramente indietro rispetto al nemico di classe. Il problema è che tutti da decenni cerchiamo di unire le lotte però forse va accentuata la riflessione che non basta unire le lotte e che evidentemente c’è qualcosa che ancora non siamo stati in grado di individuare per fare dei passi avanti”.
Il compagno del SI Cobas, ponendo tale problema, parte da un punto di vista molto più avanzato degli organizzatori dell’Assemblea del 17 settembre
A questo punto però il compagno incomincia ad arretrare. La sua impostazione bordighista e quindi meccanicista sotto il profilo dell’interpretazione del materialismo storico lo spinge sulla strada sbagliata, lo porta cioè a cercare le cause nei fattori oggettivi: “ci sono anche le condizioni oggettive, per cui l’Italia di oggi non è l’Italia degli anni del dopoguerra, la fase economica, la fase politica italiana e internazionale non è quella che c’era qualche anno fa, e chiaramente il contesto determina in maniera notevole anche un quadro politico”(dal blog di Proletari Comunisti, articolo del 10 ottobre).
Il compagno però non sa decidere se il problema principale sia il fattore oggettivo o quello soggettivo e così cade nell’eclettismo. Si tratta pur sempre di un eclettismo più serio di Proletari Comunisti-Pcm che si definisce “leninista” e poi sostiene, come ben evidenziato dal concetto stesso di “Assemblea proletaria anticapitalista” che il partito nasce dalle lotte, in primo luogo da quelle economiche.
Il compagno infatti afferma: “c’è un grosso problema di inadeguatezza soggettiva, anche se non penso che se noi fossimo più bravi, più avanzati politicamente, ecc. potremmo cambiare la situazione da così a così. Credo però che rispetto a quello che si potrebbe fare una buona parte dipende da quello che riusciamo a esprimere politicamente. Ormai un pò gli schemi si sono rotti per cui siamo probabilmente di fronte al fatto che la gente ha una maggiore attenzione a ragionare… Il problema è che in una situazione economica e politica cosi disastrosa, ma non per colpa di questa assemblea ovviamente né per colpa nostra, abbiamo difficoltà a rapportarci con la nostra classe, rappresentiamo dei settori estremamente ristretti, e io penso che tutto questo ci deve fare interrogare anche rispetto al fatto che probabilmente qualcosa stiamo sbagliando” … “Questa era un’assemblea il cui titolo era unire le lotte, giustamente i compagni poi ci hanno fatto trovare qui uno striscione in cui si richiama la questione della guerra che è una questione che ci riguarda in pieno, e richiama nella parola d’ordine tutta la questione della lotta delle situazioni delle fabbriche in cui la Gkn è stata un emblema. Ma io credo che dobbiamo prendere coscienza che qualcosa ci manca, altrimenti nessuno di noi è in grado di dare un contributo per poi tentare di avvicinarci all’esterno all’altezza dello scontro che è molto tosto e che non potrà che peggiorare” (sempre dal citato articolo del 10 ottobre).
Il compagno non riesce o forse non vuole dare una risposta. Evidentemente la risposta può essere una sola, il rimettere in campo la questione del partito. Senza un partito di classe non ci può essere un’organizzazione sindacale di classe o un movimento economico-rivendicativo di classe.
Se si vuole costruire il partito bisogna porre al centro la questione della soggettività e non quella dell’oggettività (della situazione economica e politica, delle lotte economiche e rivendicative, della costruzione dei cobas, ecc.). I cobas e i sindacati alternativi esistono da più di trent’anni. In media, dopo alcuni anni effettivamente espansivi, la situazione è iniziata a diventare più difficile e la crisi del sindacalismo alternativo è diventata evidente. L’idea del collegamento, in assenza di un partito comunista, tra le lotte economiche e la prospettiva politica rivoluzionaria si è dimostrata infondata.
I promotori dell’Assemblea anticapitalistica del 17 settembre non hanno nemmeno una vaga idea della necessità di fare un bilancio di tutto questo. Anzi ora vogliono porsi come i reali interpreti di quanto è già manifestamente fallito.
Per quanto ci riguarda abbiamo ripreso la tesi, dopo il bilancio critico e autocritico di decenni di iniziativa sindacale contraddistinti dall’influenza di posizioni economiciste e movimentiste come quelle dell’Assemblea del 17 settembre, che il partito comunista si costruisce per iniziativa soggettiva sulla base della teoria del marxismo-leninismo-maoismo e della sua specificazione alle condizioni nazionali, ponendo in primo piano la formazione teorica, la propaganda e l’orientamento politico.
La cosiddetta Assemblea anticapitalistica del 17 settembre si è tenuta a ridosso delle elezioni politiche del 25 settembre. Era da tempo evidente a tutti che queste elezioni avrebbero portato all’instaurazione di un governo fascista. D’altronde il processo di fascistizzazione e corporativizzazione dello Stato e delle istituzioni ex-repubblicane avanza da vari decenni. Di tutto questo nell’Assemblea del 17 settembre non si è praticamente parlato. Ecco a quali disastri politici conducono le posizioni e le logiche dell’eclettismo, dell’economicismo e dell’operaismo proprie di gruppi come Proletari Comunisti-Pcm. Il 17 settembre si è parlato praticamente di tutto senza mettere al centro niente, tantomeno la questione più attuale, quella della lotta contro il fascismo e della necessità di una nuova rivoluzione popolare antifascista. Quindi marxismo e rivoluzione proletaria a parole e sindacalismo e riformismo nei fatti.
Nuova Egemonia